State pensando di aprire la partita iva per diventare consulenti di web marketing o qualche cosa di simile?
Fermi tutti! Prima di fare qualunque cosa, vi consiglio di leggere questo libro: Il primo manuale operativo per consulenti di web marketing di Alessandro Mazzù.
Potrebbe convincervi che quello che state pensando di fare sia la cosa giusta o potrebbe farvi scappare via verso strade alternative, la cosa sicura è che vi aprirà gli occhi sulla realtà che circonda tutto il mondo dei freelance e della consulenza.
Non appena l’ho finito di leggere pochi giorni fa, ho contattato Alessandro per chiedergli un’intervista e lui molto gentilmente si è reso disponibile.
Prima di condividervi le domande, però, voglio mostrarvi un’estratto del libro che ho ritenuto molto interessante, relativamente ai costi da affrontare ogni mese e quindi ad un possibile obiettivo minimo di fatturato.
Mi è piaciuto molto perché l’ho trovato decisamente realistico, è chiaro che è un esempio generale, va contestualizzato e visto caso per caso, ma vi assicuro che può essere illuminante per chi è all’inizio e sta valutando se aprire o no una partita iva.
Quello che ho fatto è stato trasformare tutti quei dati in un’infografica che riassume esattamente tutti i costi mensili che bisogna affrontare come consulente di web marketing:
Di seguito invece trovate l’intervista e tutti i consigli di Alessandro Mazzù:
Consulente di web marketing, formatore e autore. Nel tempo libero mangio pizza e sushi (a volte insieme!), scatto foto con il mio iPhone e mi pettino. La barba.
Indice dei contenuti
- 1 #1. Come si diventa consulente di web marketing, quali sono secondo te i requisiti necessari?
- 2 #2. Il tuo libro chiarisce molto bene l’importanza di dover definire un preciso metodo di lavoro, per poter risparmiare tempo e vedere risultati il prima possibile. Come si può secondo te capire se il proprio metodo di lavoro è sbagliato?
- 3 #3. Definire una strategia ben precisa per se stessi, sviluppare un proprio Personal Branding, può aiutare a definire anche strategie per i propri clienti?
- 4 #4. Puoi gentilmente riassumere brevemente gli aspetti principali di un buon Brief, per chi “ANCORA” non ha acquistato il tuo libro?
- 5 #5. Probabilmente una delle cose più complesse per un consulente alle prime armi, è proprio la gestione del rapporto con il cliente, legato soprattutto all’inesperienza. Oltre la pratica dello Yoga, come si possono o si dovrebbero gestire le criticità?
- 6 #6. Podcast, dato che sei un assiduo sviluppatore di contenuti in podcast, puoi consigliarci il motivo per cui svilupparli potrebbe essere utile per il proprio Personal Branding e perché scegliere proprio questo tipo di strumento?
- 7 #7. Come affronti le esigenze di un tuo potenziale cliente in termini di formazione e qual è il tuo campo d’azione esattamente?
- 8 #8. Pensi che il prossimo libro verterà sull’operatività anche degli strumenti da utilizzare?
#1. Come si diventa consulente di web marketing, quali sono secondo te i requisiti necessari?
Questo lavoro prevede la necessità di caratteristiche sia umane che professionali. Da un lato è necessario dover essere una persona disponibile al dialogo, paziente, predisposta a studiare e ad aggiornarsi, portata per le relazioni umane, pacata e misurata, mentre dall’altro lato si deve necessariamente avere una buona esperienza, direi decennale, essendosi “sporcati le mani” in modo pratico e concreto.
Ad esempio, non si può analizzare un sito web se non se ne è mai realizzato uno o se non si conoscono i principi di usabilità o il funzionamento dell’algoritmo di Google, etc. Il consulente è una figura complessa che fonda la sua competenza soprattutto sull’esperienza.
Il consulente di web marketing è colui che è in grado di analizzare le criticità delle attività online, delineando il piano degli interventi e delle azioni necessarie.
Quello che deve fare un consulente, è:
- Dare al cliente tutte le informazioni richieste. Quelle di cui ha bisogno per avere un quadro chiaro della situazione della sua azienda e quelle che riguardano l’operato stesso del consulente.
- Risolvere i problemi del cliente. Ma non solo: il consulente deve accertarsi che il problema segnalato dal cliente sia il vero problema.
- Condurre test e analizzare, fare diagnosi il cui fine ultimo è quello di inquadrare le problematiche e, in caso, ridefinirle nel modo più corretto.
- Dare consigli. I consigli, nel caso della consulenza, non sono quelli che si darebbero a un amico, ossia figli dell’esperienza punto e basta. Un consulente deve fornire consigli frutto di analisi, ricerche, studio e, sì, pure esperienza.
- Supportare. Assistere ai processi di implementazione delle soluzioni suggerite per risolvere le problematiche emerse.
- Generare consenso. Creare e alimentare consenso e impegno attorno alle azioni correttive è importante.
- Facilitare l’apprendimento del cliente. Ovvero aiutarlo a capire come risolvere, in futuro, problematiche simili a quelle evidenziate dal consulente.
- Migliorare in modo permanente l’efficienza dell’organizzazione aziendale. O, per meglio dire, del team che si occupa di comunicazione e marketing digitale.
#2. Il tuo libro chiarisce molto bene l’importanza di dover definire un preciso metodo di lavoro, per poter risparmiare tempo e vedere risultati il prima possibile. Come si può secondo te capire se il proprio metodo di lavoro è sbagliato?
Credo che esistano pochi modi per capirlo. Il primo e più semplice è verificare i risultati che si ottengono. Se questi sono scarsi, anche dopo aver provveduto a correzioni in corso d’opera, vuol dire che c’è un problema.
Il secondo metodo è quello di confrontarsi con i propri colleghi. Dal confronto costruttivo nascono sempre stimoli in grado di migliorare il proprio lavoro.
Il lavoro di un consulente è monitorabile in qualunque momento e, proprio per questo motivo, è abbastanza semplice comprendere e individuare i propri errori prima che sia troppo tardi.
Questo ovviamente presuppone che il consulente in questione abbia competenze e strumenti in grado di analizzare il proprio operato e che sappia apportare le più adeguate azioni correttive sulla base dell’esperienza sul campo. Del resto, se così non fosse, non parleremmo di consulente ma di “persona che improvvisa un lavoro”.
#3. Definire una strategia ben precisa per se stessi, sviluppare un proprio Personal Branding, può aiutare a definire anche strategie per i propri clienti?
Assolutamente sì. Se non applichi prima su te stesso quello che vuoi provare a vendere agli altri, risulterai essere poco credibile.
Io sperimento molto su me stesso, così ho la possibilità di correggere il tiro e capire effettivamente ciò che funziona e ciò che deve essere ancora migliorato.
Sono una persona che studia e si documenta molto perché credo che, nel nostro lavoro, non ci si possa mai fermare. Il web è in continua evoluzione e, proporre strategie e soluzioni nuove e innovative, è una delle caratteristiche vincenti di un vero consulente.
#4. Puoi gentilmente riassumere brevemente gli aspetti principali di un buon Brief, per chi “ANCORA” non ha acquistato il tuo libro?
Il brief è un documento redatto nel corso del briefing, ovvero dell’incontro con il cliente dopo la firma del preventivo. In questo documento vengono impartite nozioni sintetiche e direttive su un progetto o un piano d’azione.
Nel brief vengono riportate le informazioni e le linee guida per la lavorazione del progetto, e vengono illustrate le strategie relative a un progetto da sviluppare.
Questi i punti che reputo fondamentali:
- Analisi. La storia dell’azienda con dettagli su chi è, ciò che fa, che mercato ha, le campagne pubblicitarie portate avanti in precedenza, ciò che vuole comunicare e, cosa fondamentale, il budget disponibile. In questa sezione deve essere inserita l’analisi della concorrenza e dei fattori chiave di successo dei competitor.
- Obiettivi. Qui sono definiti tutti gli obiettivi che l’azienda vuole raggiungere, tenendo presente i punti di forza da evidenziare e i punti deboli da migliorare.
- Target. Il target (quello di marketing e quello di comunicazione) è definito in base a diverse variabili come ad esempio: sesso, età, città, occupazione, livello di istruzione, ecc. ed è fondamentale per decidere lo stile, il mezzo e le linee da seguire nella creazione della campagna.
- Sintesi del progetto. Serve a spiegare ciò che è necessario fare e come lo si può fare, proponendo soluzioni e alternative e sottolineando sempre gli elementi chiave da trasmettere.
- Budget disponibile. È un’informazione importante per decidere la migliore strategia media, ossia su quali mezzi veicolare il messaggio dell’azienda.
#5. Probabilmente una delle cose più complesse per un consulente alle prime armi, è proprio la gestione del rapporto con il cliente, legato soprattutto all’inesperienza. Oltre la pratica dello Yoga, come si possono o si dovrebbero gestire le criticità?
Gestire le criticità è uno degli aspetti più complessi. Innanzitutto si devono avere delle caratteristiche caratteriali di base che sono fondamentali per evitare di “litigare” ogni qual volta il tuo lavoro viene messo in discussione o quando il cliente, davanti all’evidenza dei numeri, non è d’accordo, etc.
In assoluto, per gestire e risolvere le crisi, è necessario far bene il proprio lavoro e avere sempre la certezza che i numeri sono dalla tua parte. Con questo intendo dire che, nel momento in cui i report estrapolati dai vari strumenti che vengono utilizzati, delineano una certa situazione, quella è la verità.
I numeri non mentono poiché fotografano la realtà e c’è poco da essere d’accordo o in disaccordo. Quindi, se si hanno i numeri dalla propria parte è molto più semplice gestire le criticità.
Evitare di indisporre l’interlocutore ma, portarlo sulle proprie (giuste) posizioni attraverso il ragionamento, è di sicuro un consiglio vincente.
Un altro consiglio che mi sento di dare è quello di stabilire fin da subito un tipo di rapporto consulente/cliente provando a “dettare le regole” per abituare il cliente al nostro modus operandi. Se non adottiamo un metodo di lavoro preciso e rigoroso, subiremo quello del cliente che, molto spesso di “metodo” ha davvero poco.
#6. Podcast, dato che sei un assiduo sviluppatore di contenuti in podcast, puoi consigliarci il motivo per cui svilupparli potrebbe essere utile per il proprio Personal Branding e perché scegliere proprio questo tipo di strumento?
Ho iniziato a fare podcast partendo da una mia necessità. Passo troppe ore al giorno in auto, spesso nel traffico, e per caso un giorno ho connesso il mio iPhone al bluethoot all’autoradio e ho iniziato a sentire dei podcast su iTunes. Da quel momento non ne ho potuto fare più a meno. Ho deciso quindi di farli anche io.
Ora che li faccio mi rendo conto che prima partivo da un preconcetto sbagliato. Pensavo che il podcast (audio), fosse solo la metà di un video (audio + video), quando in realtà è una cosa completamente diversa perché cambia il tipo di pubblico e il momento di fruizione.
Per fare podcast sono necessarie, dal mio punto di vista, 3 cose:
- avere una voce che si fa ascoltare;
- avere un certo ritmo per evitare che le persone si addormentino
- dire cose che le persone vogliono ascoltare.
Consiglio l’utilizzo dei podcast perché, per mia esperienza diretta, funzionano davvero bene per il proprio personal branding. Il podcast è uno strumento percepito come serio e professionale e utilizzarlo in modo corretto non può che dare una spinta in più.
#7. Come affronti le esigenze di un tuo potenziale cliente in termini di formazione e qual è il tuo campo d’azione esattamente?
Il mio cliente, in ambito formazione, è sia la persona che lavora in un’agenzia e ha necessità di formarsi ma anche l’imprenditore che vuole far aggiornare le risorse interne della sua azienda.
Di solito i miei corsi sono tailor made, basati quindi su specifiche esigenze e necessità.
Non amo i programmi precotti, quelli che vanno bene in ogni situazione. Dalla mia esperienza ho avuto modo di verificare che è molto meglio focalizzare l’attenzione solo su determinati argomenti, su quelli effettivamente necessari, piuttosto che fare ampie e poco pratiche panoramiche.
Per questo motivo, i miei corsi, sono organizzati per risolvere specifici problemi e si focalizzano su differenti aspetti legati sempre al marketing e alla comunicazione sul web. In effetti, pensandoci mentre rispondo alla tua domanda, mi viene in mente che forse io in effetti non faccio (solo) formazione ma formazione/consulenza. Credo che questo sia il valore aggiunto del mio lavoro.
#8. Pensi che il prossimo libro verterà sull’operatività anche degli strumenti da utilizzare?
Sinceramente non ho ancora riflettuto sul prossimo libro. Per ora mi sto godendo i feedback di coloro che hanno acquistato il libro e ne sto facendo tesoro. Il prossimo libro potrebbe anche essere una nuova edizione di questo, aggiornata e ampliata. Ho già qualche idea su nuovi aspetti da inserire, argomenti da ampliare, etc. Vedremo.